Dubai è una deviazione rispetto al viaggio di Ida Pfeiffer, ma non potevo non venirci trovandomi in Oman, praticamente a due passi.
Volevo vedere con i miei occhi quello che in così poco tempo e in condizioni naturali così sfavorevoli l’uomo è riuscito a creare, nonostante molte persone mi abbiano sconsigliato questa visita perché “Dubai è finta, è solo un paradiso per turisti, un paradiso di plastica”
E ogni volta mi chiedo cosa diavolo significhi per questi viaggiatori radical chic la parola finto, cosa significhi per loro cercare l’autenticità in un luogo. Persone che grazie all’economy class vanno per il mondo convinti di essere novelli Colombo e Magellano, o al massino nuovi Levis Strauss alla scoperta di sconosciute culture da indagare, dall’alto della loro superiorità.
Per me i luoghi sono tutti autentici, per il fatto stesso che esistono. E non c’è un posto più vero di un altro.
Detto questo, devo convenire che ha ragione chi ritiene Dubai un posto finto
Dubai è finta.
Non tanto per i suoi grattacieli futuristici costruiti sulla sabbia, per il mare che è stato portato nel deserto, per le 300 isole artificiali che ridisegnano il planisfero, o i tre arcipelaghi che formano una enorme palma, non per la pista di ghiaccio nel deserto o per le stanze dell’albergo costruite dentro un acquario, o per le strade cittadine a 7 corsie per senso di marcia e nemmeno per il grattacielo più alto del mondo con le fontane danzanti più grandi del mondo.
Niente di tutto ciò.
Dubai è finta perché solo una città finta può contenere 3 milioni di abitanti e nello stesso tempo essere pulita come il salone di casa dopo le pulizie di primavera, non può essere reale una città in cui la metropolitana è più igienizzata di una sala operatoria, che quando ti siedi su quelle poltrone linde e morbide hai bisogno di pizzicarti per capire se sei ancora sotto l’effetto dell’anestesia.
Sì, non venite a Dubai se cercate l’autenticità nel Gange per guardare estasiati le migliaia di persone che si fanno il bagno nel fiume più inquinato e pericoloso del mondo, non venite a Dubai se nel kit del piccolo antropologo avete studiato che bisogna osservare dall’esterno per comprendere per quale arcano motivo, per esempio, tutti gli indiani maschi pisciano per strada a Nuova Delhi, qui restereste delusi perché le migliaia di indiani che ci vivono usano il bagno per i loro bisogni come fareste voi a casa vostra, niente di nuovo, niente di “autentico”.
Sì Dubai è finta.
Ma quanto mi piacerebbe vivere in questa finzione!
Vorrei vivere in un Paese dove la criminalità è pari a zero, grazie alla certezza della pena; dove i nativi sono una esigua minoranza ma hanno priorità di accesso al lavoro, e vengono anche pagati meglio degli altri; dove grazie all’immigrazione controllata, la maggior parte degli abitanti proviene dalle zone povere della terra, perché qui possono vivere una vita dignitosa che la patria non gli garantirà mai, campassero 100 anni; dove il petrolio ha portato sviluppo, benessere, ricchezza, alzando il tenore di vita di tutti.
Invece vivo in Basilicata, Italia.
Anche noi ringraziamo il petrolio ogni giorno quando andiamo in ospedale a fare una tac o al cimitero a visitare un amico.
Anche noi facciamo miracoli con la sabbia: a Metaponto è sparita, per esempio.
Anche noi abbiamo gli immigrati, a cui facciamo la nostra carità pelosa, ma sia chiaro, molto pelosa!
Anche noi sappiamo costruire strade e autostrade, addirittura a tre corsie per senso di marcia, ci mettiamo 50 anni, ma alla fine arriviamo.
Ah e noi non costruiamo sulla sabbia, mica siamo matti, che da noi c’è il terremoto, mica si scherza con 3000 morti, quanti sarebbero stati se avessimo costruito questi grattacieli a norma nel deserto?
Mi piacerebbe vivere a Dubai ma vivo in Italia, il Paese più bello del mondo.
Noi viviamo nella storia, abbiamo la bellezza negli occhi e nel cuore come nessun altro al mondo. Ma ci siamo assuefatti, o forse siamo solo stanchi, stanchi di portare sulle spalle e nel cuore il peso di una civiltà tanto imponente e tanto antica. Camminare per le strade di Roma può essere un’emozione insostenibile se privi di assuefazione, come puoi camminare dove ha camminato Augusto, sulle stesse pietre e continuare la tua piccola vita?
Qui a Dubai la storia si costruisce giorno per giorno e solo con il paravento davanti agli occhi non si comprende che camminare oggi a Dubai è come camminare nella Roma di Augusto, quando le opere venivano costruite. Dubai è l’Egitto dei faraoni, la Firenze dei Medici, la Roma di Giulio II e le sue strutture non sono più finte delle piramidi, di S Pietro o della torre Eiffel. Noi abbiamo la storia, e non la sappiamo tutelare, loro non avevano niente e hanno deciso di costruire la storia, e il futuro.
E il lusso sì quello c’è, ma non per questo mi sento sminuita, non mi posso permettere una suite da 7000 euro, ma non me ne faccio un problema. Tutt’altro. E’ come se qualcuno mi sussurrasse all’orecchio con voce gentile:”non preoccuparti, provvediamo noi a tutto quello che è risolvibile con i soldi, tu occupati del resto”.
Solo un problema: i rumori di sottofondo h24 che mi ricordano che quei cantieri stanno costruendo il futuro sì, danno fastidio, ma voi sareste andati da Cheope a lamentarvi perché la finisse con quel casino di schiavi-corde-massi-urla? Ecco, nemmeno io.