Ila de Pascua, Rapa Nui, Ombelico del mondo.
L’aeroporto più remoto del globo.
L’isola che non c’è.
E forse davvero non esiste, è solo un sogno.
Nei sogni tutto è possibile, anche ritrovarsi nella notte fonda, ma alle 7,30 del mattino, a vagare tra i Moai. Aspettando l’alba.
Non vedi nulla, se non piccole fiammelle di qualche fantasma col cellulare.
Piano piano mentre il sole fa capolino tra le nuvole inizi a scorgere ombre scure, maestose e minacciose all’orizzonte.
Ma stai tranquilla, perché è solo un sogno.
E lo sai, perché sei sull’isola che non c’è.
Ma l’alba arriva e quelle ombre si concretizzano, sono statue enormi, che ti guardano imbronciate, forse anche incazzate, perché devono subire questa presenza fastidiosa ogni mattina appena svegli. Non un caffè, non un buongiorno, solo piccoli turisti bianchicci con inutili arnesi adatti a scattare stupide foto.
Ma il sole si alza e la magia si completa.
Di fronte a me ci sono 15 enormi Moai, mi sembra di sentire le loro voci, sussurrate sul sottofondo del mare.
Qui ed ora.
Non ha alcuna importanza sapere chi li ha costruiti, perché sono rivolti verso l’interno, come sono stati portati fin qui.
I sogni non si spiegano, si sognano. Solo una volta.
E io non voglio svegliarmi, ora.
Lasciatemi qui, di fronte a questi giganti, da sola, con il vento sulla pelle e l’odore del mare nelle narici.
Lasciatemi qui, cullata dalle onde e dalle parole dei Moai.
Nell’isola che non c’è.