Prima di partire, come molti italiani, vedevo la fuga dall’Italia come l’unica speranza possibile. Vivere in un Paese dove la corruzione è ai livelli massimi mentre il lavoro ai minimi, dove la scuola arranca, il governo non migliora i servizi minimi essenziali, dove avevo iniziato a lavorare a 19 anni sapendo che dopo 35 sarei andata in pensione ma la pensione la vedrò da settuagenaria, per non parlare della buonuscita, dove i ticket sanitari e le tasse universitarie aumentano e con lo stipendio non arrivi più a fine mese, dove le strade sono rotte e sporche e il patrimonio culturale da Pompei in giù va in frantumi, dove la chiesa dirige le coscienze con i suoi campanili, dove i parlamentari nel tempo hanno aumentato a dismisura i loro stipendi dimezzando il loro livello culturale, ebbene vivere in un tale Paese può essere veramente demotivante.
Poi sono partita. Continua a leggere Solo cose belle