A Santiago il mio giovane amico Fabrizio, con cui condividiamo il look stravagante dei capelli, si offre di accompagnarmi in giro per la città per aiutarmi a conoscerne velocemente i punti più importanti.
Scopro nella nostra passeggiata di due giorni che questo ragazzino, a dispetto della giovane età e dei capelli viola, conosce bene la storia del suo Paese ed è un’ottima guida turistica bilingue.
Anche Santiago è una bella sorpresa, se avessi dato ascolto ai commenti degli italiani che invitavano a visitare solo Valparaiso, “perché a Santiago non c’è niente” mi sarei persa una bella città.
Santiago del Cile è grande, moderna e con le Ande che le fanno da cornice.
Nella nostra passeggiata visitiamo i luoghi più importanti, e, tra un giro e l’altro, Fabrizio e Monica mi spiegano che le differenze sociali sono nettissime e si avvertono addirittura dai caratteri somatici: più ci si avvicina alla zona bene, più i palazzi diventano ville grandi e bianche su strade pulite, e più la gente assume i tratti tipicamente europei: carnagione bianca, capelli biondi e occhi azzurri. Insomma è come se la gente si fosse selezionata con una sorta di eugenetica autoindotta.
Fabrizio ha 19 anni ed è atletico, quindi mi fa salire su per il cerro San Cristobal, attraverso la strada più rapida, ma anche più ripida, così che arrivo in cima esausta, ma lo spettacolo è valso la fatica.
A due passi dal cerro c’è la Chascona, la casa di Neruda, anche questa, come la Sebastiana a Valparaiso è una bella sorpresa, tanto più piacevole quando scopriamo che Neruda fece costruire questa casa per la sua amante Matilde, con cui ha vissuto, prima clandestinamente, poi alla luce del sole, fino alla morte. L’idea che quest’uomo abbia costruito una casa a immagine e somiglianza della donna amata e solo per lei, sminuisce qualunque gesto romantico di qualunque uomo esistente sulla terra. Ogni donna vorrebbe essere la Chascona!
Ma gli uomini non sono tutti uguali, e non tutti apprezzano la poesia, si sa. Nella nostra passeggiata mi incuriosisce un bar affollato da uomini d’affari, dove non vedo una sola cliente donna, è l’ora della pausa caffé degli uffici e mi chiedo se a Santiago lavorino solo gli uomini
Fabrizio mi spiega che si tratta del café con piernas che letteralmente significa caffè con gambe, non capisco e mi sporgo per guardare dentro, vedo signorine ben fornite in abiti due misure più piccoli della loro taglia che dietro al bancone servono con movenze sensuali il caffè a questi impiegati in pausa.
Da quando sono stata a Santiago sono passati giorni, e nel mezzo ho visitato un sacco di posti, ma ancora non riesco a farmi un’idea di questi café con piernas. Se ne penso male mi sento bigotta, ma non riesco a pensarne bene: perché un uomo nella pausa da lavoro ha bisogno di signorine in minigonna pronte per una lap dance che invece servono solo il caffè?
Non capisco e non voglio nemmeno capire, alla fine il mondo è bello perché è vario e ciascuno gode come può.
(vi risparmio le foto perché mi sono vergognata a farle!)
Come sempre, un racconto di viaggio avvincente e simpatico.