E così è arrivato.
Il momento dell’ultimo check in di questi 5 strani mesi è arrivato.
Perché se c’è una sola cosa di cui ho certezza è che tutto finisce, tutto quello che dipende da noi.
E il mio viaggio è dipeso da me, dalla mia volontà e dalla mia forza.
Non era un sogno nel cassetto, come ci piace dire quando sappiamo che non faremo mai quella cosa, non era l’idea di chi vorrebbe fare l’astronauta ma ha paura del vuoto, non era il desiderio di diventare milionario indovinando i numeri di una schedina della lotteria che ci dimentichiamo di giocare.
Il mio viaggio è molto più di questo: è un progetto, desiderato, ambito, studiato, realizzato. Ed è la dimostrazione, a me stessa prima di tutto, che se vogliamo veramente una cosa la otteniamo e che quello che non riusciamo ad ottenere è solo quello che non vogliamo veramente. Homo faber fortunae suae studiavamo sui banchi di scuola, e da allora niente è cambiato, solo dobbiamo ogni volta comprenderlo meglio.
La Grecia è stata la mia ultima destinazione, quando organizzavo il viaggio non immaginavo che sarebbe stata così utile. Atene è stata un cuscinetto per ammortizzare i pensieri, un bicchiere nel quale far decantare paure ed emozioni.
Atene è stata casa prima di arrivare a casa. Il posto dove dopo troppo tempo ho potuto leggere e comprendere le insegne e ho potuto usare l’euro. Atene d’estate è un inferno, il caldo è soffocante, ma è piena di turisti ed è il luogo dove per la prima volta ho trovato italiani, non uno o due come, raramente, mi è capitato altrove, è piena di italiani! Le strade sono sporche come a Roma e questo non mi infastidisce, quasi mi consola, e sono piene di gente molto poco vestita, (vivaddio finalmente!), di ragazzi che si baciano agli angoli delle strade, di artisti che suonano melodie con strumenti diversi che ti accompagnano lungo la visita ai monumenti. Troppo tempo è passato da quando, ragazzina venni qui in nave e mi sembrava un viaggio verso un posto lontano. Oggi è il posto più vicino a casa nel mio viaggio intorno al mondo da est verso ovest, e mai come ora questo avvicinarmi all’occidente è così carico di significato.
Il viaggio è finito anche quello dell’anima, a maggior ragione, doveva finire qui in Grecia. Se niente succede per caso significa che era proprio qui che dovevo trovare la conclusione, e una qualche risposta alle mie domande.
Atene mi ha restituito la pace. Nel casino di una città affollata di turisti e di barboni, io ho trovato la mia pace. Atene è stata una catarsi. Come una matassa che per anni cerchi di sciogliere con l’unico risultato di annodarla di più e all’improvviso senza che tu apparentemente faccia nulla, ritrovi il capo e riesci a farne un gomitolo. Ad Atene la mia anima ha trovato la pace, e io mi sono perdonata, assolta. E’ molto difficile perdonare chi ci fa del male, ma quando ci riusciamo è un’esperienza di gioia e di pace. Perdonare sé stessi credevo fosse impossibile. Poi d’un tratto accade senza nessun impegno. Qui sono svaniti tutti i miei sensi di colpa. Tutte le azioni passate, tutte le decisioni prese, sono lì e non mi accusano di nulla. Tutto il dolore, persistente, continuo, insopportabile in un momento e senza nessun impegno è svanito nel nulla. Esiste un presente. Ed è un presente di gioia. Esiste un futuro. Ed è un futuro di speranza.
Un viaggio che cambia la vita. Uno slogan scelto da Pinuccio mentre mi preparava il blog. Non ci credevo molto, per me era solo il mio giro del mondo. Lo è stato. Ma Pinuccio ha avuto ragione. Questo viaggio cambia la vita. Come non ci sarei riuscita in nessuna altra maniera.
Prossima tappa Corfù, l’isola dei Feaci, dove Nausicaa accoglie Ulisse, dove inizia l’Odissea, l’ultima tappa prima di Itaca. Sono solo coincidenze, ma il mio viaggio non poteva finire in un luogo più appropriato.
Tornerò, finalmente, serenamente, alla mia Itaca.
Hai trovato le risposte?
Ciao Carmela, sono a Tricarico. A passeggio ieri la prima risposta è stata “gira la macchina e riparti!”
Bentornata, dopo il viaggio intorno al mondo e dentro di te!
Bentornata. La Grecia è veramente un viaggio in sé stessi, nella nostra parte eterna, quella che condividiamo con ogni altro essere umano. E l’Odissea è tutto questo. Ti abbraccio
Ti auguro un sereno rientro.
Ciao Carmen. Grazie, ora sono a casa.